Il tema della violenza e delle molestie nei luoghi di lavoro è ormai riconosciuto come un rischio psicosociale che le aziende si trovano a dover fronteggiare, rientrante nel macro-tema della gestione complessiva della sicurezza sul lavoro.
La disciplina è stata formalizzata grazie i numerosi interventi nazionali e internazionali che si sono susseguiti nel corso degli anni e oggi la valutazione del rischio di violenze e molestie è strettamente collegata a quella dello stress lavoro-correlato (SLC), un problema che occupa una posizione di rilievo nella gestione della salute nei luoghi di lavoro.
Già nel 2020, il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) ha rilevato un legame indissolubile tra la prevenzione dello SLC e quella delle violenze e molestie, riconoscendo che tali fenomeni costituiscono un rischio trasversale in molti settori produttivi, specialmente in quelli che comportano un’intensa interazione con il pubblico.
Il monitoraggio di tali rischi si estende anche alle imprese che hanno già incluso nel proprio piano di tutela e sicurezza del luogo di lavoro misure per la gestione dello stress lavoro-correlato, ma che ora devono considerare anche il rischio di violenze e molestie.
Uno dei principali cambiamenti metodologici è il riconoscimento che le violenze e molestie sul luogo di lavoro non sono fenomeni isolati, ma sono strettamente correlati al contesto psicosociale in cui i lavoratori operano. In questo contesto, la violenza e le molestie sono riconosciute come rischi lavorativi a tutti gli effetti, da affrontare attraverso strumenti di prevenzione formale, come il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
La normativa italiana ha compiuto significativi progressi in questo ambito, a partire dai decreti legislativi n. 215 e 216 del 2003, che hanno introdotto una prima regolamentazione organica delle molestie e delle discriminazioni di genere. Successivamente, con il D.lgs. n. 198/2006, noto come Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, la tutela contro la discriminazione si è estesa a una gamma più ampia di comportamenti, includendo esplicitamente la prevenzione delle molestie. Tuttavia, è stato l’Accordo Quadro Europeo del 2007 e, in particolare, la Convenzione OIL n. 190 del 2019, a sancire definitivamente l’obbligo per i datori di lavoro di prevenire attivamente la violenza e le molestie in quanto parte integrante della gestione della sicurezza sul lavoro.
La stessa convenzione prevede che i datori di lavoro effettuino una una valutazione formale del rischio di violenze e molestie all’interno dei loro DVR, imponendo loro l’obbligo di valutare “tutti i rischi”, inclusi quelli psicosociali. La mancata valutazione adeguata espone l’azienda a sanzioni e altre conseguenze legali.
Certificazione della parità di genere e prevenzione delle violenze
La certificazione UNI PdR 125:2022 stabilisce i criteri per i sistemi di gestione della parità di genere nelle aziende, richiede esplicitamente che le imprese implementino misure di prevenzione contro gli abusi fisici, verbali e digitali sui luoghi di lavoro. Il datore di lavoro deve quindi implementare piani di prevenzione ad-hoc, ma altresì predisporre la formazione del personale a tutti i livelli sulla tolleranza zero verso la violenza e la molestia, e la valutazione periodica degli ambienti di lavoro per garantire che siano sicuri e inclusivi.
Per ottenere la certificazione della parità di genere, le aziende devono dimostrare di aver integrato la prevenzione delle molestie nei loro sistemi di gestione della sicurezza. In particolare, la prassi UNI PdR 125:2022 richiede che le organizzazioni affrontino in modo esplicito il tema delle molestie e delle violenze, sia in termini di prevenzione che di contrasto.
Nel caso si fosse interessati all’ottenimento della certificazione UNI PdR 125:2022, oppure a una valutazione specifica del rischio da molestie sul luogo di lavoro da integrare nel DVR aziendale, lo studio è a disposizione per una consulenza personalizzata alle vostre esigenze.
