Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza: le novità per imprese e professionisti

Con il D.Lgs. n. 83/2022 è stata confermata la data del 15 luglio 2022 per l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019).

Originariamente prevista per il 15 agosto 2020, l’entrata in vigore del nuovo CCII è slittata di due anni a causa della crisi provocata dall’emergenza pandemica: ciò ha consentito di allineare il CCII alle modifiche introdotte in sede di attuazione della Direttiva UE 2019/1023 e attratto all’interno del CCII le disposizioni del D.L. 118/2021 in materia di composizione negoziata della crisi.

Codice della crisi d’impresa: le novità per imprese e professionisti

Le conseguenze della pandemia hanno convinto il Governo ad accantonare il sistema di allerta, il quale, alla luce della crisi economica che ha colpito le imprese, sembra non essere “la soluzione più efficace rispetto alle attuali esigenze del sistema economico”.

Con questa decisione il legislatore rende ancor più centrale l’importanza di adottare gli “adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili” che consentono di rilevare tempestivamente la presenza di uno stato di crisi e intervenire ricorrendo al nuovo istituto della composizione negoziata.

Le imprese dovranno pertanto dotarsi su base volontaria di un apparato di controllo organizzativo e amministrativo-contabile adeguato alla propria dimensione e complessità aziendale.

Cosa cambia con il nuovo codice della crisi?

Con l’avvento delle regole previste dal nuovo Codice della crisi, diventa decisiva la predisposizione di un monitoraggio della “salute” dell’azienda, che sarà di fondamentale importanza nel poter gestire con trasparenza e senza sorprese i rapporti con le banche e l’Agenzia delle Entrate.

Ne consegue che gli scostamenti dovranno essere giustificati e supportati dalle analisi economiche, finanziarie, di investimento e di continuità dell’azienda.

In questa nuova visione e prospettiva, appare quanto mai necessario affiancare la contabilità analitica alla “normale” contabilità, per ottenere quei dati che servono per misurare la salute dell’azienda e intercettare precocemente eventuali segnali di squilibrio economico-finanziario che potrebbero determinare una situazione di crisi aziendale e influenzare negativamente il rating bancario.

Questa procedura sarà fondamentale anche per gli imprenditori più piccoli, che attraverso l’assolvimento degli adempimenti relativi alle nuove disposizioni potranno trarre dei benefici tangibili per la propria attività.

Un efficace monitoraggio dell’andamento aziendale, infatti, anche attraverso il ricorso alla pianificazione e alla stima del flusso di cassa, permetterà di analizzare eventuali segnali di crisi permettendo di intervenire tempestivamente nello specifico settore in perdita.

Il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, così come modificato dal 15 luglio 2022, prevede infatti che tutte le aziende si dotino dei predetti sistemi di autocontrollo.

L’imprenditore individuale è tenuto ad adottare misure idonee a rilevare tempestivamente lo stato di crisi ed assumere senza indugio le iniziative necessarie a farvi fronte.

L’imprenditore collettivo, invece, deve istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato ai fini della rilevazione tempestiva dello stato di crisi e dell’assunzione di idonee iniziative.

Quali sono i segnali d’allarme?

Costituiscono segnali di allarme l’esistenza di debiti per retribuzioni scadute da almeno 30 giorni verso fornitori e da almeno 90 giorni verso le banche, l’Agenzia delle Entrate e gli istituti previdenziali. È previsto inoltre che i flussi di cassa prospettici siano adeguati a far fronte agli impegni per i successivi 12 mesi.

Diviene quindi indispensabile predisporre adeguati flussi informativi per ottenere i suddetti dati con cadenza periodica. La norma lascia all’imprenditore la scelta sul tipo di informativa e notizia da rilevare sulla base della specificità dell’azienda.

Una linea guida potrebbe essere adottare gli indici o alcuni di essi previsti dal CNDCEC, quali il valore del patrimonio netto, gli indici di sostenibilità finanziaria, adeguatezza patrimoniale, di liquidità, di indebitamento tributario e previdenziale e confrontarli con gli indici previsti per ogni singolo settore.

Tutto ciò serve anche per evitare la revoca degli amministratori per giusta causa e per valutare la loro responsabilità.

Le disposizioni sopra descritte valgono anche per le società cooperative e tutti gli enti del terzo settore.

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