Con la sentenza n. 118 del 21 luglio 2025, la Corte Costituzionale ha eliminato il tetto massimo di 6 mensilità previsto per il risarcimento ai lavoratori licenziati illegittimamente nelle piccole imprese (sotto i 15 dipendenti per sede/comune, sotto i 60 complessivi), introducendo un elemento di forte impatto per i datori di lavoro.
Cosa cambia per il datore di lavoro
Prima della sentenza:
- In caso di licenziamento illegittimo di un lavoratore “a tutele crescenti”, il risarcimento era compreso tra 3 e 6 mensilità, anche nelle PMI.
Dopo la sentenza:
- Il giudice può ora liquidare un risarcimento compreso tra 3 e 18 mensilità, valutando:
- numero dei dipendenti;
- dimensioni economiche dell’impresa (non solo numeriche, ma anche fatturato e bilancio, come richiesto anche dalla normativa UE);
- anzianità del lavoratore;
- comportamento delle parti.
Tradotto in termini operativi: per il datore di lavoro, il costo di un licenziamento illegittimo può triplicare, anche in strutture che finora si ritenevano “protette” da obblighi limitati rispetto ai grandi datori.
Chi è interessato: lavoratori e imprese soggette al regime delle tutele crescenti
Il provvedimento riguarda:
- i datori di lavoro sotto soglia dimensionale (PMI non agricole con ≤15 dipendenti per sede o comune, ≤60 in tutto);
- i lavoratori assunti a tempo indeterminato dal 7 marzo 2015;
- i lavoratori con contratto a termine o di apprendistato convertito a tempo indeterminato dopo tale data;
- i lavoratori di aziende che hanno superato le soglie dimensionali, anche se solo dopo l’assunzione.
Strategie: rivalutare la gestione dei recessi e delle conciliazioni
Questa novità impatta anche sull’articolo 6 del D.Lgs. 23/2015, relativo all’offerta di conciliazione:
- Prima, l’offerta “standard” per chiudere il contenzioso andava da 3 a 6 mensilità.
- Ora può salire fino a 13,5 mensilità, restando fiscalmente e contributivamente esente (non rientra nella base IRPEF e non genera costi INPS).
Cosa significa per l’imprenditore:
- Se si ravvisa il rischio di contenzioso, valutare l’opzione conciliativa diventa più conveniente rispetto a un eventuale giudizio, che oggi può costare fino a 18 mensilità.
- Attenzione alle motivazioni del licenziamento: la soglia di rischio economico per un licenziamento ingiustificato si è notevolmente alzata.
Cosa può fare l’imprenditore oggi
Prevenzione:
- Rivedere le procedure di recesso;
- Assicurarsi che ogni licenziamento sia motivato e documentato in modo adeguato;
- Rafforzare i processi di valutazione e contestazione disciplinare.
Gestione del rischio:
- Valutare l’opportunità dell’offerta di conciliazione in sede protetta;
- Analizzare i costi effettivi tra conciliazione e giudizio.
Controllo di costi e impatti reputazionali:
- Integrare nella strategia HR e legale le nuove soglie risarcitorie;
- Prevedere coperture o fondi rischio in caso di licenziamenti potenzialmente contestabili.
Il nostro Studio è a disposizione per fornire consulenza preventiva e supporto nella gestione di singoli casi di recesso, anche con un approccio orientato alla soluzione conciliativa più efficace.
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